Colloquio motivazionale in Fisioterapia

14 Ottobre 2024

Cosa si intende per colloquio motivazionale? Perché è importante? Quali sono i suoi benefici?

 

A cura di Federica Albisetti

 

Cosa si intende con Colloquio Motivazionale?

 Il Colloquio Motivazionale è un metodo scientifico sorretto da evidenze scientifiche di efficacia, ideato al fine di orientare le persone nella direzione del cambiamento di abitudini, stili di vita, comportamenti dannosi per il loro benessere psichico, fisico e sociale. In particolare, l’ambito sanitario ha da sempre sposato l’idea che il terapeuta, che sia medico, fisioterapista, infermiere, coach o altro, deve formulare una diagnosidefinire cosa deve fare il paziente per stare meglio e comunicarglielo; poi sarà il paziente che dovrà seguire le indicazioni che gli sono state date e avere voglia, energia e motivazione per lavorare insieme al terapeuta scelto. Ideato negli anni ’80, il colloquio motivazionale ha colto gli insegnamenti di diversi metodi di approccio alle relazioni d’aiuto (cognitivo comportamentale, psicologia umanistica, dialettico comportamentale, ecc…) per delineare un metodo originale che unisce una particolare attenzione sia alla costruzione di una relazione di qualità tra terapista e paziente, sia all’applicazione rigorosa di abilità e tecniche originali che, utilizzate in modo strategico, rendono più probabile che la persona aumenti la sua disponibilità al cambiamento migliorando così gli esiti dei trattamenti.

Perché è importante il colloquio motivazionale?

La pratica professionale della fisioterapia è direttamente collegata alla problematica della motivazione al cambiamento del paziente. Le persone che si rivolgono a un fisioterapista nell’ambito della riabilitazione si trovano spesso di fronte a dei cambiamenti nelle loro abitudini, stili di vita e comportamenti a volte per propria scelta, a volte per recuperare le conseguenze di eventi traumatici, a volte per migliorare la qualità della loro vita minata da dolori o impedimenti di diversa natura. Tutti i professionisti della salute, negli ultimi anni, si stanno rendendo conto che il miglior medico, il miglior fisioterapista, il miglior infermiere, ma anche la miglior medicina, non valgono nulla se la persona non segue le indicazioni o non prende le medicine, quindi è fondamentale iniziare a prendere consapevolezza che alla competenza tecnica professionale si deve affiancare una competenza che chiameremo “relazionale” che, al pari della prima, richiede conoscenze, studio, strategie ed abilità da inserire nella “cassetta degli attrezzi” del professionista. Come il sistema sanitario si è evoluto in questi anni, anche le conoscenze nell’approccio relazionale sono aumentate e sono diventate tanto importanti. Non è più sostenibile l’idea che porsi in modo simpatico, amichevole ed utilizzando benevolenza e buon senso sia sufficiente a stabilire una relazione di qualità con il paziente: la relazione ha bisogno di competenze tecniche, strategie, abilità che si imparano e che hanno bisogno di essere praticate con costanza perché entrino a far parte dello stile relazionale del fisioterapista. Un buon fisioterapista e terapeuta in generale deve aver studiato, oltre la base della propria professione, anche questa parte.

A cosa bisogna prestare attenzione?

La creazione di una solida relazione è fondamentale per una riabilitazione di successo. Un rapporto terapeutico efficace non si limita all’esecuzione di esercizi o trattamenti manuali. È un processo complicato che richiede empatia, ascolto attivo e una comprensione completa delle esigenze di ogni paziente. Quando un paziente si sente ascoltato e compreso, è più propenso a collaborare attivamente nel proprio percorso di recupero, aderendo alle indicazioni terapeutiche e superando le sfide che incontrano inevitabilmente. Con il colloquio motivazionale aiutiamo il paziente a sviluppare un forte desiderio di cambiamento, basato sulla collaborazione e sulla creazione di fiducia, a differenza di un approccio più direttivo, in cui il terapeuta indica al paziente cosa fare e basta.

Quali sono i pilastri del colloquio motivazionale?

 Stabilire una forte relazione tra il terapeuta e il paziente è il primo passo. Questo significa che il paziente è un partner attivo nel processo di cambiamento e che la sua esperienza personale è unica e valida. Un altro principio fondamentale è accettare il paziente così come è, senza giudizio. Il colloquio motivazionale, invece di concentrarsi sui problemi e sulle difficoltà, valorizza le risorse e le capacità del paziente, rafforzando la sua autostima e la sua convinzione di poter affrontare il cambiamento. Il terapeuta non impone soluzioni, ma aiuta il paziente a riflettere su ciò che vuole cambiare aiutandolo a trovare le strategie più adatte alle sue esigenze. Sembra banale, ma non lo è affatto. La teoria e la conoscenza della materia rimangono comunque fondamentali, ma il tutto deve essere adattato al singolo individuo che si ha di fronte. Molto importante è l’ascolto attivo, ascoltare il paziente senza interromperlo, fare domande “aperte”, dove la persona può parlare liberamente e riuscirà così a raccontare il più possibile e riassumere insieme i punti emersi più importanti della conversazione.

Quali sono i benefici del colloquio motivazionale?

  In numerosi studi clinici si è dimostrata l’importanza del colloquio motivazionale nei seguenti punti:

  • Aumento della spinta al cambiamento: il paziente si sente più coinvolto nel processo decisionale ed è più determinato a raggiungere i propri obiettivi.
  • Migliore aderenza alla cura: il paziente è più propenso a seguire le indicazioni del terapeuta e ad applicare le strategie che sono state concordate.
  • La soddisfazione del paziente aumenta: il paziente si sente ascoltato e compreso e vede il terapeuta come un compagno nel suo percorso di crescita personale.

 

Conclusione:

La riflessione che porto in questo articolo è basata sulla mia esperienza personale, da fisioterapista che lavora con i pazienti da ormai 16 anni. Negli anni l’approccio che ho intrapreso fin dal primo incontro con il paziente, è cambiato e si basa inizialmente proprio sul costruire un rapporto di fiducia e di ascolto, nei confronti della persona che ho di fronte. Solo dopo aver costruito un primo approccio alla fiducia reciproca, mi dedico a capire e pianificare la metodologia del trattamento. Posso confermare che questo ha dato maggiori frutti a lungo termine sul risultato della terapia. Le persone da me in cura dimostrano un comportamento motivato e voglioso di seguire il percorso fino alla fine e si dimostrano felici e soddisfatte del nostro lavoro insieme. Ne vale la pena, prendersi il tempo per conoscere e capire chi abbiamo di fronte e costruire insieme il percorso adatto. Attenzione però a non sorpassare quella linea sottile che fa parte della sfera emotiva che ognuno di noi ha. Si tratta di non essere mai invadente e cercare di lasciare il tempo e lo spazio al paziente di trovare l’equilibrio giusto del proprio percorso che sta facendo. Ci sono giorni migliori e altri meno, ma piano, piano con la pazienza, sarà bello scoprire ogni persona per quello che è. Ogni paziente è a sé e racchiude un qualcosa di immenso tutto da scoprire. Ogni terapia e seduta sarà diversa. Il bello di avere 10 volte la stessa diagnosi, per esempio un crociato rotto e operato, ma 10 percorsi terapeutici diversi anche proprio per l’aspetto motivazionale e relazionale che si verrà a creare. Questo è ciò che amo della mia professione.

 

Federica 

 

 

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