Che cos’è? Quali sono i test mirati e attendibili da fare? Bisogna veramente eliminare tutti i latticini?
A cura di Federica Albisetti
L’intolleranza al lattosio è meno diffusa di quanto si creda. Tuttavia, la frequente incidenza di questo disturbo nella popolazione deriva spesso da test non validati scientificamente, eseguiti anche in ambienti sanitari, dalla moda vegana e da varie leggende metropolitane. Purtroppo, questo comporta spesso un’inutile esclusione di latte e derivati dalla dieta. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, questa intolleranza interessa circa il 40% della popolazione, ma ci sono milioni di persone che si ritengono intolleranti e per questo eliminano latte e latticini dalla dieta ingiustificatamente.
Gli studi scientifici più recenti dimostrano che l’abolizione totale di latte e derivati non ha alcun senso: in una dieta equilibrata è un errore eliminare, o ridurre significativamente, il consumo di latte e latticini. Considerato anche che l’intolleranza primaria (la più comune) è causata da un’insufficiente presenza dell’enzima lattasi e che la reintroduzione controllata di latte e latticini stimola la produzione di lattasi e porta il soggetto intollerante a digerire il lattosio nelle porzioni consigliate dalle linee guida di una equilibrata alimentazione.
È in atto ormai da alcuni anni una ‘campagna’ contro latte e latticini, non giustificata da evidenze scientifiche. È sempre più frequente l’utilizzo di bevande vegetali al posto del latte e chi ha un’intolleranza al lattosio, anche solo lieve o moderata, tende ad eliminare tutti i latticini e quindi nutrienti come calcio, zinco, fosforo, selenio, vitamina A, B12 e proteine ad alto valore biologico con i 9 aminoacidi essenziali. Le bevande vegetali non sono in grado di apportare sufficientemente tali nutrienti. Inoltre, anche in caso d’intolleranza si possono assumere i nutrienti del latte da formaggi che ne sono dei veri concentrati e naturalmente privi di lattosio come il Grana Padano DOP”. L’intolleranza al lattosio è dose dipendente, è importante non eliminare completamente il lattosio dalla dieta, salvo i casi gravi, perché la mancata introduzione dello zucchero del latte comporta inevitabilmente la perdita dell’enzima che lo digerisce: la lattasi.
Un’insufficiente presenza dell’enzima lattasi può causare intolleranze più o meno gravi o temporanee. L’intolleranza al lattosio ha quindi diverse facce e si può presentare con sintomi più o meno acuti secondo la quantità di enzimi presenti in grado di digerire quantità più o meno grandi di lattosio, ma di che intolleranza si tratta non è chiaro a tutti coloro che si ritengono intolleranti e per questo spesso escludono totalmente latte e latticini.
Come si manifesta e che cos’è veramente l’intolleranza al lattosio?
L’Intolleranza al lattosio si origina dall’incapacità dell’organismo di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici che lo compongono e che sono più facilmente assimilabili.
Da cosa deriva questa incapacità?
La risposta è molto semplice: ciò è dovuto a una mancanza parziale o totale dell’enzima lattasi, necessario alla corretta digestione del latte e dei suoi derivati. Il lattosio così arriva nell’intestino e nel colon e la sua fermentazione, a opera della flora batterica, porta alla generazione di gas, come l’idrogeno e il metano, che conduce al manifestarsi dei disturbi gastrointestinali tipici di questa intolleranza. Si possono distinguere diversi tipi di deficit dell’enzima lattasi: congenito, primario e secondario. Il deficit congenito è una condizione rara e si manifesta alla nascita con una totale incapacità di digerire il lattosio. Il deficit primario è un calo fisiologico della presenza dell’enzima fino, in alcuni casi, a una sua totale mancanza. Si manifesta con i primi sintomi dai 6-7 anni fino all’età adulta. Il deficit secondario, invece, è una condizione transitoria che si manifesta in caso di patologie che compromettono la produzione dell’enzima. Generalmente questa condizione si protrae per un periodo breve che dura tre o quattro mesi. I sintomi più diffusi si manifestano dai trenta minuti alle due ore dall’ingestione di alimenti contenenti lattosio e possono essere diversi da individuo a individuo, in base al proprio deficit di lattasi.
Ecco i più frequenti:
- crampi addominali;
- dolori allo stomaco;
- gonfiore
- flatulenza;
- diarrea;
- meteorismo;
- nausea o vomito.
Quali sono i test attendibili?
È possibile diagnosticare con certezza un’intolleranza al lattosio? Certo e il test principale per la diagnosi di intolleranza al lattosio è il breath test, o test del respiro. Questo è un test semplice e senza effetti collatterali che viene effettuato dopo aver somministrato per via orale una detrminata dose di lattosio. Questo test misura, attraverso un apposito respiratore tenuto sulla bocca, il livello di idrogeno espirato dal paziente in modo da valutare il grado di intolleranza. Il lattosio che non viene diviso, ha come effetto un aumento eccessivo di gas (come ho spiegato sopra).
Qual è la differenza fra intolleranza al lattosio e l’intolleranza alla proteina del latte?
L’intolleranza alle proteine del latte è un problema molto diverso dall’intolleranza al lattosio. Si manifesta come una vera e propria forma di allergia nei confronti delle proteine del latte vaccino, in particolare la beta-lattoglobulina, e può colpire i bambini nei primi tre mesi di vita fino a poi scomparire spontaneamente e, in casi molto rari, si prolunga oltre i due o tre anni. Difficilmente si manifesta in età adulta, poiché con la crescita si ha un miglioramento notevole della tolleranza a questi allergeni. L’allergia è scatenata da un funzionamento anomalo del sistema immunitario che riconosce come nociva una proteina presente nel latte vaccino. Questo processo innesca la manifestazione di diversi sintomi che possono variare per tipologia, tempo di insorgenza e ovviamente gravità. I sintomi possono comprendere disturbi gastrointestinali, coliche, eruzioni cutanee e possono manifestarsi nell’immediato oppure dopo qualche ora e raramente si ha anafilassi, una reazione grave e violenta. Le manifestazioni allergiche possono essere curate con un trattamento di antistaminici, se lievi, mentre in casi più gravi, come l’anafilassi, può essere necessaria un’iniezione di adrenalina. Per quanto riguarda gli antistaminici bisogna attenersi al giusto dosaggio consigliato dal medico. È utile sapere che l’allergia al latte guarisce quasi sempre entro i 3 anni di vita, 9 bambini su 10 risolvono il problema e possono tornare a consumare il latte vaccino, i suoi derivati e i prodotti che lo contengono come ingrediente. È raro soffrirne ancora dopo e comunque anche in questo caso si risolve spontaneamente con la crescita, tuttavia questa allergia può comunque durare tutta la vita.
Conclusione:
Affidiamoci a test efficienti e raccomandati dai medici. Non giungere a conclusioni dettate dal proprio pensiero, senza prima avere chiarezza e sicurezza su ciò che sta accadendo al corpo. Non seguire mode e tendenze o campagne pubblicitarie che demonizzano prodotti. Se un giorno abbiamo la pancia gonfia non per forza significa avere intolleranze o allergie. Prima di cambiare la dieta accertarsi sempre e magari fare delle prove evitando analisi costose e terapie avventate che magari sono inutili. Viviamo sereni, mangiamo di tutto un po’ senza esagerare e lasciamo valutare agli esperti il grado di allergia e intolleranza e quindi il procedere nei casi davvero gravi e importanti.
Federica
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